di A. Lalomia
La domanda del post mi sembra pertinente, tenuto conto del filmato che propongo ai lettori.
Il giro di affari innescato a Roma dai turisti si aggira sugli otto miliardi l'anno, un'opportunità favolosa, per i commercianti e in genere per l'intera città (non si sa per quanto tempo ancora, visto il modo in cui a volte vengono trattati i turisti). Il problema è rappresentato dal fatto che non sempre chi opera in questo settore segue le regole: abusivi e venditori ambulanti si contano a centinaia, sono sparsi per tutta la Capitale (con particolare riguardo, ovviamente ai maggiori siti archeologici) penalizzando tra l'altro i commercianti che rispettano la normativa.
I venditori ambulanti sono piazzati tranquillamente in molti dei punti della Capitale in cui per legge non potrebbero rimanere, addirittura sulle strisce pedonali; non rilasciano ricevute; realizzano profitti mensili da star musicale; propongono di venderti la licenza a cifre incredibili. Da manuale, a questo proposito, le parole dell'ambulante che è disposto a cedere la licenza all'intervistatore del servizio a due (dicasi due) milioni di €, come se fosse la cosa più naturale e scontata del mondo. Anzi, aggiunge, a quel prezzo, gliela regala. E allo stupore dell’intervistatore, precisa che quella licenza, in realtà, non ha valore, perché è una licenza “papale”.
Vale la pena di aggiungere che le concessioni per esercitare il commercio ambulante vengono rilasciate dal Comune, e dalle altre amministrazioni locali abilitate, ad un prezzo che oscilla intorno ad un centinaio di € mensili (ma anche meno). Un solo esempio: un camion bar difronte al Colosseo paga al Comune una tassa di 1.115,00 € all'anno, circa tre € al giorno, un canone definito giustamente irrisorio (e prima del 2010 la somma era addirittura il
30 % in meno), anche perché, in un solo giorno, quel camion riesce a realizzare profitti per almeno 1.000,00 €. Le bancarelle di souvenir, poi, pagano soltanto 318,00 € all'anno, meno di un € al giorno e i guadagni non sono certo da negozietto di periferia. Le concessioni a volte risultano a prezzi talmente stracciati, che sono gli stessi ambulanti a chiedere di pagare di più all'ente locale da cui le hanno ottenute.
D'altra parte, non è tutto rose e fiori: il commercio ambulante, oltre a costituire una realtà che interessa circa 180.000 aziende familiari (in tutta Italia), per un totale di almeno 350.000 addetti, non sempre naviga in buone acque e in qualche caso, anzi, rischia di essere penalizzato fortemente dalle direttive comunitarie, come dimostra quest'altro video realizzato dalla CISL.
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